Lecco - Egregio direttore, avevo sentito di una polemica che ha
coinvolto don Dubini, responsabile della Caritas di Lecco, e l'associazione
animalista Freccia 45.
La questione riguarda il rifiuto della Caritas di accogliere nella struttura rifugio allestita dalla parrocchia di S. Nicolò i clochards accompagnati dal loro cane.
Sinceramente non riuscivo a capire che problema ci fosse, visto che i cani
vengono accolti anche in molti alberghi, a patto che non disturbino e che siano
puliti (almeno quanto i loro padroni!). In genere il cane si accuccia sotto la
branda del padrone e dorme tranquillamente sino al suo risveglio. Invece il
rifiuto del cane comporta che il senzatetto passi la notte all'addiaccio,
situazione che, in inverno e con le nostre temperature, è causa di gravi
sofferenze e può significare anche la morte.
Davvero non capivo: tra il rischio di far crepare di freddo un poveraccio e
l'osservanza di uno stupido regolamento sui cani (che andrebbe cambiato) un
cristiano non dovrebbe avere problemi a scegliere la cosa più giusta! Don
Dubini, invece, ha ribadito che i cani non devono entrare nei rifugi Caritas.
Perchè? Le sue motivazioni non mi hanno affatto convinto, poi ho letto articoli
sconvolgenti su quanto sta accadendo in altri paesi europei ad islamizzazione
avanzata.
In Gran Bretagna, ad esempio, accade che i ciechi accompagnati dal loro cane
vengano lasciati a terra dagli autobus quando a bordo ci sono dei mussulmani. l
fatto è che i cani sono considerati impuri dai mussulmani, peraltro anche dagli
ebrei, e il contatto con loro implica per l'islamico la “najasat”, cioè una
condizione giuridico-religiosa che gli impedisce di praticare alcuni atti
rituali. Ora, con certe credenze ecumeniche che oggi imperversano nella Chiesa,
non mi stupirei se i nostri barboni con cagnolino venissero lasciati per strada
per motivi di accoglienza, cioè per assecondare le superstizioni
anti-canine. Spero tanto in una smentita.
C. P.
Da: www.corrieredilecco.it 3 aprile 2013