venerdì 7 febbraio 2014

Foibe, Norma Cossetto: Calvario di una studentessa seviziata, stuprata e assassinata dai partigiani slavi

Norma Cossetto
Nell'imminenza del Giorno del Ricordo, celebriamo la memoria simbolica di Norma Cossetto, una delle tantissime vittime innocenti della "pulizia etnica" compiuta dai comunisti slavi nelle terre della Serenissima alla fine della Seconda guerra mondiale. In quel genocidio persero la vita, spesso tra inaudite sofferenze, oltre quindicimila cittadini delle antiche terre veneziane, “colpevoli” solo di non essere slavi.

PULIZIA ETNICA. Venezia Giulia, Istria e Dalmazia vennero sottoposte a una feroce pulizia etnica da parte dei comunisti titini intenzionati a estirpare il ceppo giuliano-veneto. Un olocausto a lungo negato, addirittura cancellato dalla storiografia menzognera e asservita alle mafie di potere, usa a celebrare memorie “politicamente corrette” che, invece, nessuno può mettere in discussione. Ancora oggi ricordare i martiri delle foibe è scomodo e scandaloso. Mentre il nazionalsocialismo è stato trasformato nell’incarnazione del male assoluto, il comunismo conserva incredibilmente piena legittimità politica, ad onta degli oltre cento milioni di vittime. Noi ci soffermiamo sulla tragedia delle migliaia di fratelli straziati, fucilati, impiccati, infoibati, annegati, con questo piccolo omaggio a una giovane che conobbe una morte orrenda in quella feroce stagione di 56 anni fa. Tutte le vittime dei partigiani rossi massacrate nelle foibe subirono una sorte terribile: torturati e seviziati venivano gettati, uno sull’altro, nei profondi crepacci carsici. Spesso ancor vivi, erano lasciati crepare in quelle cavità in un’atroce agonia. La vicenda umana che brevemente ripercorriamo è esemplare di quegli orrori.

RAGAZZA MERAVIGLIOSA. Il 26 settembre 1943 viene prelevata dalla sua abitazione in Santa Domenica di Visinada (territorio della Serenissima oggi occupato dalla Croazia), da una banda partigiana, una maestra e studentessa universitaria. Norma Cossetto (nella foto), questo il suo nome, ha 23 anni: chi l’ha conosciuta la descrive come una giovane piena di qualità: generosa e premurosa con tutti, di rara intelligenza, versatile e piena di vita. Con un carattere forte e dignitoso, che la indurrà a respingere le meschine offerte di salvezza fatte dai comunisti. Superata la maturità con 9 e 10 in greco e latino, si è iscritta a Lettere e Filosofia nell'università di Padova. Parla tedesco e francese. Suona pianoforte, canta, dipinge. È così brillante e preparata che la chiamano a insegnare, ancora universitaria, nel liceo di Pisino e nella magistrale di Parenzo. Ama lo studio, ma non è la secchiona piegata sui libri. Anzi, si dedica con passione a diverse discipline sportive: nuoto, giavellotto e tiro a segno.

STRUPRATA E SEVIZIATA. I partigiani la portano via, come accade in quei giorni a tanti altri segnati dal destino perchè giuliani, dalmati, istriani. La rinchiudono, con altri sventurati, in un edificio di Antignana, dove rimane in balìa dei “liberatori”. Qui le propongono di unirsi alle bande comuniste, ma lei rifiuta con sdegno: meglio la morte piuttosto che tradire la sua gente, la sua fede, la sua terra. I verbali di chi ha ricostruito la triste vicenda dicono "...nella notte dal 4 al 5 ottobre 1943, rinchiusa dai partigiani di Tito nella ex caserma dei Carabinieri di Antignana, fu fissata a un tavolo con legature alle mani e ai piedi e violentata per tutta la notte da 17 partigiani. Venne poi gettata nella foiba con un pezzo di legno conficcato nei genitali”.

FAMILIARI UCCISI. Il padre, Giuseppe Cossetto e il genero, Mario Bellini, appena saputo della cattura di Norma si mettono alla sua ricerca e sono a loro volta presi dai partigiani. Le braccia legate con del filo di ferro, vengono gettati nella foiba di Treghelizza a Castellier di Visinada. I loro corpi saranno recuperati il 4 novembre successivo. Nei giorni 11 e 12 dicembre del ’43 furono estratte, dalla foiba di Surani, ventisei salme di cui venti identificate. Tra queste, tre donne che presentavano tutte segni di violenza. Una di esse era Norma Cossetto. Illuminante il verbale del comandante dei Vigili del fuoco di Pola, Mario Harzarich: "Sceso nella voragine, dopo molte fatiche e grande pericolo per il continuo franare di terra e massi delle pareti, fui scosso, alla luce violenta della mia lampada, da una visione irreale. Stesa per terra con la testa appoggiata su un masso, con le braccia stese lungo i fianchi, quasi in riposo, nuda, giaceva una giovane donna. Era Norma Cossetto.

FILO DI FERRO. La prima esplorazione effettuata nella foiba di Surani era stata compiuta esattamente il giorno 9 dicembre 1943. La mattina del 10 dicembre venne iniziato il lavoro di recupero delle salme. La signorina Cossetto venne estratta dalla foiba per quarta; e, dopo 7 ore e 30 minuti di permanenza internamente alla foiba, vennero, dopo tremendi sforzi e mille pericoli, estratte 12 salme. Tutte avevano le mani legate con del filo di ferro, molte erano legate a coppie”. Qualche settimana dopo, le truppe tedesche occupano temporaneamente la zona e catturano alcuni degli aguzzini dell’universitaria e di altri innocenti. I partigiani presi confermano le circostanze già conosciute sulla fine della giovane. La popolazione chiede ai nazisti di far giustizia e 6 criminali che si sono macchiati di quell’orrendo delitto vengono fucilati dai tedeschi, all’alba, a raffiche di mitra.

MEZZO SECOLO PER LA MEDAGLIA. Il 22 dicembre 2005, l’allora presidente della repubblica italiana Azeglio Ciampi ha finalmente concesso alla giovane istriana barbaramente trucidata dai titini la medaglia d’oro al merito civile alla memoria. Questa la motivazione: “Giovane studentessa istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba”. L’Italia si è accorta del sacrificio di Norma dopo mezzo secolo di silenzi e menzogne.